CENNI STORICI
Già agli inizi degli anni Trenta venne ideato e sviluppato un prototipo di attacco self-ligating dal dottor Jacob Stolzenberg. Il suo intento era quellodi ridurre il tempo necessario a cambiare un arco. Questo attacco, denominato Russell bracket, era caratterizzato da un vite a testa piatta, alloggiata in un’apertura circolare filettata, che poteva essere allentata o stretta con un cacciavite per ottenere il movimento
dentale desiderato. Allentando la vite si facilitava, con l’utilizzo di fili rotondi, l’allineamento e il livellamento; stringendola si poteva esprimere meglio, con l’utilizzo di fili rettangolari, il torque delle radici. Nonostante i risultati clinici incoraggianti, questo attacco non ebbe diffusione poiché era in contrasto con il tradizionale approccio che prevedeva l’utilizzo di sottili legature metalliche attorno a ogni bracket.
Il concetto degli attacchi self-ligating venne così accantonato fino agli inizi degli anni ‘70. Nel 1971 il dottor Jim Wildman sviluppò il primo vero bracket self-ligating passivo, chiamato Edgelok Bracket. Questo attacco era costituito da un corpo rotondo con uno sportello rigido che poteva scorrere sopra l’arco inserito nello slot, trasformando quest’ultimo in un tubo. Negli stessi anni il dottor Herbert Hanson progettò e creò il primo attacco self-ligating attivo che, dopo 4 anni di modifiche e sperimentazioni cliniche, venne introdotto nel mercato nel 1980 con il nome di Speed System. Di grande svolta fu l’introduzione nel 1996 di un nuovo attacco self-ligating passivo, il Damon bracket. Gli entusiasmanti risultati clinici ottenuti dal suo ideatore, il dottor Dwight Damon, suscitarono l’interesse di numerosi ortodontisti che introdussero nella loro pratica clinica quotidiana l’utilizzo di tali dispositivi. A partire dal quel momento si evidenziò sia una vasta diffusione delle apparecchiature selfligating, sia l’avvio di nuovi studi e ricerche sull’argomento.
VANTAGGI DELLE APPARECCHIATURE SELF-LIGATING
Il principale vantaggio, in termini biomeccanici, di un’apparecchiatura self-ligating è la riduzione della frizione. Diversi studi hanno dimostrato come questo tipo di apparecchiatura sia in grado di abbassare il coefficiente di attrito allo scorrimento del 90 per cento rispetto alle apparecchiature convenzionali. La riduzione della frizione permette l’applicazione di forze più leggere rispetto a quelle utilizzate nelle meccaniche convenzionali. Grazie alla frizione ridotta, con le apparecchiature selfligating la forza applicata viene trasmessa completamente all’elemento dentario. Nelle meccaniche convenzionali,invece, parte della forza applicata viene dissipata per vincere la frizione: è quindi necessario applicare forze maggiori.
Forze più leggere consentono un maggior rispetto delle strutture parodontali e un maggior controllo dell’ancoraggio: le forze ieazione che si creano sono minime e possono essere facilmente distribuite sugli elementi da non muovere. Tutto ciò determina una riduzione del tempo totale di trattamento. Gli attacchi self-ligating permettono un’espressione continua della forza: le legature elastiche sono soggette ad allentamento ed usura, con una conseguente progressiva disattivazione dell’apparecchiatura. Anche le legature metalliche, se pur meno, si allentano tra una visita e la successiva. Per questo motivo è necessario vedere il paziente ogni tre-quattro settimane per cambiare le legature e riattivare l’apparecchiatura.
Le apparecchiature self-ligating sono invece costantemente attivate e ciò permette un maggior lasso di tempo tra una visita e la successiva, un minor numero di controlli, con risparmio di tempo sia per l’ortodontista sia per il paziente. Un’altra peculiarità delle apparecchiature self-ligating è quella di avere dimensioni mesio-distali ridotte: l’utilizzo di bracket con ridotto ingombro mesio-distale, infatti, oltre ad avere inevitabili vantaggi estetici e ad agevolare il controllo di una migliore igiene orale, risulta utile soprattutto in presenza di particolari disallineamenti in quanto conferisce una maggiore flessibilità all’arco. Con le apparecchiature self-ligating si registra inoltre una riduzione del tempo necessario a cambiare arco: ciò permette al clinico di dedicarsi maggiormente all’osservazione e alla diagnosi.